Sintesi dei dialoghi con F. De Angelis su Romani

DIALOGO 10. CONDANNATI E GIUSTIFICATI PER MEZZO DEL CAPOSTIPITE (5:12 a 5:21)

di Christian Mancini

 

«Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato» (5:12). Siamo sotto condanna non perché pecchiamo, ma perché siamo figli di un peccatore. Non diventiamo peccatori a causa del nostro comportamento, ma siamo peccatori per natura. Infatti «la morte regnò, da Adamo fino a Mosè, anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo» (5:14). Anche se una persona non commette un peccato simile a quello di Adamo, eredita lo stesso la sua natura decaduta e quindi la morte. «Perché se per la trasgressione di uno solo, molti sono morti […] perché dopo una sola trasgressione il giudizio è diventato condanna […]. Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell’uno» (5:15-17). I molti sono morti non per i loro peccati, ma per la trasgressione di Adamo, il loro capostipite. Tutta la discendenza è stata condannata a causa del capostipite. Paolo espone questo parallelismo poiché ci può essere una buona notizia solo se ce n’è una cattiva. Una volta evidenziata l’eredità ricevuta da Adamo, esalterà a maggior ragione quella proveniente da Gesù.

«Perché se per la trasgressione di uno solo, molti sono morti, a maggior ragione la grazia di Dio e il dono della grazia proveniente da un solo uomo, Gesù Messia, sono stati riversati abbondantemente su molti […] Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell’uno, tanto più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell’uno che è Gesù Messia» (5:15-17). Come siamo sotto condanna a causa del legame con Adamo, veniamo giustificati grazie al legame con Gesù. Venendo cioè considerati in base al proprio capostipite, mentre il nostro comportamento non influisce. Insomma, se la condanna è indipendente dal nostro comportamento, tanto più lo sarà la giustificazione.

Questo capitolo 5 offre l’argomento più forte per la dottrina della certezza della salvezza, ma non di rado chi professa questa dottrina non si sofferma poi sui successivi capitoli 6 e 8. Non è però corretto citare una parte della Bibbia senza tener conto del contesto almeno del libro dal quale è tratta.

«La legge poi è intervenuta a moltiplicare la trasgressione; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata» (5:20). La grazia è sovrabbondata già ai tempi di Mosè, cioè quando è intervenuta la legge. Per fare un esempio, quando il popolo d’Israele si fece il vitello d’oro (Esodo 32), il peccato abbondò, ma la grazia sovrabbondò. Sarebbe impensabile che per migliaia di anni tutti gli uomini, essendo discendenti di Adamo, fossero condannati irreversibilmente, fino all’arrivo di Gesù. Il peccato è sempre abbondato e la grazia è sempre sovrabbondata.