Proposte per la ricostruzione dei rapporti fraterni.

Cominciare imitando Davide e con l’autonomia della chiesa locale.

 Documento di Anonimi, in circolazione dall’ottobre 2015, liberamente modificabile e diffondibile.  Scarica qui il file Ricostruire

 1.Premessa

Recentemente ci è rimasta impressa l’espressione smarrita e angosciata di alcuni credenti, trovatisi nel mezzo di diffuse e impensabili liti fra “fratelli in Cristo”. Queste due pagine vorrebbero essere come quei due pescetti che furono messi a disposizione da un ragazzo: del tutto inadeguati per sfamare 5.000 persone, ma che Gesù moltiplicò a dismisura (Giov 6:9-13).

Sull’amore per i fratelli in fede, e anche per i nemici, Gesù e il Nuovo Testamento hanno molto da dire, ma quando si precipita troppo in basso è meglio ricominciare dalle cose più elementari, che noi cercheremo di trarre dalle vicende di Davide, lasciando sottinteso l’insegnamento di Gesù ma senza nominarlo, per il disonore che gli recano certi nostri comportamenti.

Questo foglio comincia come di “Anonimi”, non perché vogliamo “lanciare il sasso e nascondere la mano”, ma perché ciascuno possa liberamente migliorare quanto qui scritto e rilanciarlo.

2.Qualche atteggiamento di Davide da imitare.

A.Il contesto della storia di Davide.

Uno dei momenti peggiori, nella storia di Israele, è descritto fra la fine del libro dei Giudici e l’inizio di 1Samuele. Gli ultimi due capitoli dei Giudici (20-21) descrivono una guerra fratricida con decine di migliaia di morti (20:11,46). Poi viene riportato che chi, come Anna, aveva un rapporto profondo con Dio, rischiava di passare come un’ubriaca (1Sam 1:13-14), con la parola del Signore che «era rara a quei tempi» (1Sam 3:1).

La presenza di Dio e la sua signoria non erano più percepiti dal popolo, che desiderò dotarsi di un capo umano. Per Dio questo non fu solo un peccato, ma lo percepì come un divorzio (1Sam 8:7).

Cosa fece Dio dopo tutto questo? Nella storia successiva troviamo Samuele, Saul e infine Davide, attraverso il quale Dio inizierà l’opera di ricostruzione. Davide entra in scena per ultimo, ma Dio aveva pensato a lui molto tempo prima, facendo venire miracolosamente alla fede Rut, la sua bisnonna pagana. Nelle Bibbie il libro di Rut precede quelli di Samuele, così Davide viene nominato prima di Samuele e di Saul (Rut 4:17). Da quanto sopra possiamo già dedurre qualcosa.

PRIMO ATTEGGIAMENTO DA COLTIVARE. Dio vede i problemi molto prima che si manifestino, perciò quando noi ci accorgiamo di una difficoltà, la risposta di Dio è già pronta: per vederla occorre però mettersi in sintonia con Dio attraverso la preghiera, sapendo che Dio agirà in tempi e modi che sono spesso diversi da quelli che immaginiamo.

Il nostro Dio è un Dio vivente, perciò non dobbiamo perdere la percezione della sua presenza attiva, della sua onnipotenza e del suo interessarsi alle vicende di quelli che confidano in lui.

B.Alcuni comportamenti di Davide.

Dopo che Davide fu unto re (1Sam 16:13) non cercò di scalzare il re che già c’era, cioè Saul, nonostante che Saul fosse stato giudicato già negativamente da Dio (1Sam 15:23). Davide tornò umilmente a fare il pastore e furono particolari circostanze che gli diedero l’occasione di farsi carico dei problemi del popolo, in quel momento oppresso da Goliat (1Sam 17:14-51). Quando poi Saul, mosso dalla gelosia, manifestò l’intenzione di ucciderlo, Davide non solo evitò di aggredirlo, ma continuò ad amare quello che per lui rimase sempre un “unto del Signore” (1Sam 24:5-8). Da notare che Davide non scelse di sua iniziativa di andar via, rimanendo in un primo momento al suo servizio anche quando Saul cominciò a tirargli le lance per ucciderlo (1Sam 18:10-11). Più che andar via, Davide fu costretto a scappare e, quando lo fece, non si tirò dietro nessuno, neanche il suo migliore amico Gionatan, anche se poi alcuni decisero di unirsi a lui (1Sam 19:11-12; 22:1-2). Da questo comportamento di Davide possiamo trarne altre conseguenze.

ALTRI ATTEGGIAMENTI DA COLTIVARE. Se ci sentiamo chiamati a ricostruire, non dobbiamo agitarci per allargare il nostro spazio fra i fratelli, ma se Dio ce ne dà l’occasione e le capacità, dobbiamo farci carico dei problemi del popolo di Dio. Dobbiamo poi praticare il “disarmo unilaterale”, cioè non fare più la guerra a chi ci fa la guerra, non parlar male di chi ci diffama. Continuando ad aver rispetto ed a difendere i fratelli che sono in posizione di responsabilità, anche quando come Saul si comportano in modo inadeguato, sapendo che sono comunque al servizio di Dio e che perciò è a Dio che spetta di valutare la loro opera.

Al posto di Davide, molti avrebbero cercato di aizzare i servi di Saul per rovesciarne il trono, ma Davide non agì cosi. Egli accettò umilmente di percorrere una via che non aveva voluto, avviandocisi da solo. Bisogna perciò porci sempre davanti il traguardo dell’unità del popolo di Dio, non rassegnandoci ad una divisione che sarà forse inevitabile, lasciando comunque che sia Dio a deciderne i tempi e i modi, più che noi.

C.Altri comportamenti di Davide.

Dio voleva ricostruire attraverso Davide non distruggendone i nemici, cioè facendo in modo che Davide operasse in favore di tutto il popolo, compresi i suoi nemici; così come a suo tempo Giuseppe aveva operato anche in favore dei suoi perfidi fratelli (Gen 45:3-8).

Dopo la morte di Saul, la tribù di Giuda chiese a Davide di esserne il re (2Sam 2:4); le altre tribù si disposero invece a fargli una lunga guerra, ma rimasero sconfitte e vennero prese dallo sgomento (2Sam 3:1; 4:1). Davide usò la vittoria militare non per distruggere i suoi fratelli che gli erano stati nemici, ma per accoglierli e conquistarne la fiducia, divenendo così re di tutto Israele (2Sam 5:3).

Davide è per noi un esempio più completo di quello che potremmo immaginare. Nella sua vita affrontò diversi tipi di sofferenza, perché da giovane patì le angherie di un re che aveva perso la via di Dio, mentre da vecchio patì l’orgoglio e la presunzione di un figlio stolto come Absalom. Come da giovane anche da vecchio, di fronte all’aggressione dovette scappare, confidando in Dio per risolvere lo scontro.

ULTERIORI ATTEGGIAMENTI DA COLTIVARE. Se Dio vuole proteggerci, nessuno potrà farci del male e le difficoltà che ci vengono procurate, Dio è capace di volgerle per il nostro bene. Dobbiamo impegnarci con calma e con la fiducia che il piano di Dio trionferà, avendo l’obiettivo finale di gioire non per la disfatta dei nemici, ma di gioire con gli “ex-nemici”.

3.L’autonomia della chiesa locale

Per poter ricostruire i rapporti fra le chiese, oltre che fra i credenti, riteniamo necessario ribadire e difendere il principio dell’autonomia della chiesa locale. Un principio derivato anch’esso dall’Antico Testamento, data l’autonomia delle sinagoghe, sorte dopo Davide.

Per brevità, ricaviamo questo principio da Apocalisse 2-3, dove si parla delle sette chiese. Due di esse erano in condizioni disastrose, cioè Sardi e Laodicea (3:2,16); ad altre due non viene fatto alcun rimprovero, cioè a Smirne ed a Filadelfia (2:9; 3:8); delle altre tre, infine, vengono posti in evidenza sia alcuni lati positivi sia altri negativi. Gesù non mandò le migliori ad andare a riprendere le peggiori, ma si rivolse direttamente a ciascuna con uno specifico messaggio.

Nel Nuovo Testamento non viene istituzionalizzata una classe dirigente al di sopra e al di fuori degli anziani della chiesa locale. L’autorità di Paolo non andò oltre le chiese che aveva fondato e quella di Timoteo derivava dall’aver collaborato alla fondazione e in quanto “delegato di Paolo”: l’autorità di Timoteo, insomma, era legata alla sua persona e non poteva essere trasmessa a “successori”, come d’altronde era stata a suo tempo l’autorità di Giosuè, dovuta all’essere stato delegato da Mosè (Deu 31:7-8).

È possibile e auspicabile che le chiese collaborino fra loro, ma ciascuna chiesa locale deve essere lasciata libera di decidere se, quanto, come e a quali programmi collettivi aderire.

Dobbiamo rispettare ed amare tutti, ma contrastando l’opera di demolizione che taluni fanno in un modo molto semplice: disponendosi ad accogliere tutti, scomunicati e scomunicatori.

5/1/16. Loro