Ping pong 33. GESÙ VIENE NON SOLO DOPO MOSÈ, MA ANCHE PRIMA

ALEXANDRU BARABAS. Caro Fernando, tu ripeti che la grazia c’era già nell’Antico Testamento, ma Giovanni 1:17 sembra che dica il contrario, perché c’è scritto che la legge è venuta con Mosè, ma la grazia è venuta con l’apparire di Gesù. Come vedi questo versetto?

RISPOSTA. Caro Alexandru, Giovanni 1:17 sembra contrastare con Galati 3:17, dove viene affermato che la grazia di Dio verso Abramo, che la ricevette per fede, precede la legge. In questi casi, alcuni usano il versetto che più gli piace per annullare sostanzialmente l’altro, ma più che prendere in considerazione la Bibbia nel suo insieme, provo a rispondere con il sistema che sto apprezzando sempre più, consistente nell’approfondire i vari libri della Bibbia nella loro autonomia, anche se evidentemente collegati.

Molti equivoci nascono dal fatto che arriviamo a un determinato passo della Bibbia “con l’elicottero” e poi ripartiamo con lo stesso mezzo per dirigersi da qualche altra parte. Siccome Giovanni ha scritto 16 versetti prima di quello che hai citato, allora cerchiamo di arrivarci “a piedi” e partendo dall’inizio.

In Giovanni 1:1-3 è scritto: «Nel principio era la Parola [..] Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta». Poi al v. 14 chiarisce che la Parola indica Gesù. Dato dunque che Gesù ha iniziato a operare in Genesi 1:1, niente di creato (quindi nemmeno Mosè) può precedere Gesù.

Il Battista ne era cosciente e lo ha espresso pubblicamente: «Colui che viene dopo di me mi ha preceduto, perché era prima di me» (v. 15). Gesù viene apparentemente dopo il Battista, ma sostanzialmente è il Battista che viene dopo Gesù. Gesù non è “prima o dopo” qualcosa, ma “prima e dopo”, come lui stesso afferma in un altro scritto di Giovanni: «Io sono il primo e l’ultimo» (Apo 1:17).

Il Battista prosegue (v. 16) vedendo nell’arrivo di Gesù una «pienezza», cioè qualcosa che già si era andato riempiendo, fino a raggiungere in quel momento il colmo. Questa pienezza non è vista come l’arrivo di una grazia che non c’era, ma come una grazia che arriva sopra un’altra grazia. Così il v. 17 è introdotto come una spiegazione della «grazia su grazia», perché inizia con un «Poiché» e poi prosegue: «La legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Messia».

Nella citazione che tu riporti c’è un “MA” in più: «MA la grazia è venuta con l’apparire di Gesù» e così traducono, per esempio, la Diodati e la TILC. La Diodati, però, mette quel “ma” in corsivo, per indicare che la parola non si trova nell’originale e che è stata aggiunta per rendere meglio comprensibile il testo. Anziché farlo comprendere meglio, però, questa volta l’aggiunta orienta verso una comprensione in linea con i presupposti sbagliati del traduttore, spingendo a vedere un contrasto fra Mosè e Gesù. Mentre il testo in sé e il suo contesto presuppongono che la legge di Mosè sia pur’essa una grazia, alla quale si aggiunge la grazia ancora maggiore venuta con Gesù.

Spesso non si riesce a capire che la legge di Mosè era una grazia, perché abbiamo scelto dei presupposti che ce lo impediscono e perché si ha una conoscenza limitata e deformata dell’Antico Testamento. Bisognerebbe allora fare un percorso “a piedi” a partire da Genesi 1:1, cosa della quale mi sono reso conto otto anni fa e che mi ha fatto decidere a fare il “Riassunto dell’Antico Testamento”. Non posso però limitarmi a invitarti a leggerlo e allora aggiungo qualcosa per dare un orientamento minimo.

Dio ha eletto Abramo per grazia (Gen 12:1-3) e ha cominciato a realizzare le promesse con il far divenire la sua discendenza molto numerosa (Eso 12:37). Poi il popolo aveva bisogno di essere libero e di saper gestire la propria libertà, perciò Dio gli ha mandato Mosè, che lo ha liberato dalla schiavitù e gli ha dato una legge che lo istruisse, come un padre istruisce il figlio per farlo essere un adulto responsabile. Il popolo d’Israele, da allora e fino a oggi, ha sempre considerato la legge di Mosè come un gran dono fatto da Dio nel suo amore. È nel Deuteronomio che Mosè spiega bene il senso della sua legge, un dono che avrebbe suscitato l’invidia degli altri popoli i quali, «udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo savio e intelligente”» (Deu 4:6).

Obbedire o non obbedire alla legge di Mosè non metteva in discussione l’elezione d’Israele, che dipendeva dal legame con Abramo, ma determinava solo la benedizione o la momentanea maledizione (Deu 28). Come successe quando Dio mandò per settant’anni il popolo schiavo in Babilonia. Mosè, non a caso, pur prevedendo la disobbedienza di Israele (Deu 31:27-29), spende le sue ultime parole per riaffermarne l’elezione (Deu 33:26-29).

Anche Gesù dà una legge ai suoi discepoli (Mat 5-7) non per diventare eletti, ma per mettersi in sintonia con Dio e così sperimentare la beatitudine. È inevitabile che si cominci a conoscere Gesù in modo elementare, per arrivare subito a essere perdonati e accolti da Dio, ma non si può poi passare a una conoscenza più profonda, se si continuano ad avere idee approssimative sulla rivelazione precedente. Grazie. DAF.