Vivere la signoria di Gesù- 1

«Gesù si avvicinò e parlò loro dicendo: “Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra”» (Matteo 28:18).

 

LA RICERCA DELLA VERA IDENTITÀ

Prima parte: la nuova nascita

 

di Pasquale Aiello (1/11/21)

 

Introduzione

Qualche anno fa, in un paio di comunità evangeliche, esposi il concetto dell’identità del credente. Qualcuno mi disse che quella predicazione non poteva essere pubblicata in quanto “esagerata” nel contenuto e nelle conclusioni. Tali conclusioni, però, hanno fondamenti biblici assai chiari, quindi ripropongo l’argomento con la speranza che qualcuno ne possa trarre beneficio.

Nella mia attività pastorale, mi è capitato spesso di parlare con persone in evidente crisi d’identità e, quasi sempre, esse si ritenevano credenti. L’aspetto che mi ha stupito è che si vedevano come vittime dell’azione demoniaca, attribuendo al diavolo la responsabilità dei loro problemi. Esaltando così il presunto potere di Satana e sminuendo la potenza di Gesù. È da qui che nasce il mio desiderio di vedere se realmente le cose stanno così, oppure se il credente non è consapevole dell’autorità di Gesù e della propria. Ho scelto il versetto di Matteo 28:18 come filo conduttore della rubrica, perché credo fermamente che Gesù ha ogni autorità in cielo e sulla Terra, come Lui stesso ha affermato; e che tutti i figli di Dio possono e devono trarne beneficio, per vivere la vita al massimo della sua espressione.

Per rendere chiaro il concetto, ripartiamo dalle fondamenta. Tratterò gli argomenti in maniera inusuale, che prescindono dall’assodata tradizione evangelica, che ho intenzione non di disprezzare, ma di arricchire, fornendo ulteriori dettagli.

Ci sono tre elementi che ritengo necessari per chiarire qual è la vera identità del credente in Cristo Gesù. Ora affronteremo il primo, cioè “la nuova nascita”, in seguito gli altri due, che sono “l’identità divina” e “la posizione in Cristo”.

 

La nuova nascita

Il concetto di “nuova nascita” è ripreso dal capitolo 3 del Vangelo di Giovanni: «C’era fra i farisei un uomo di nome Nicodemo, un capo dei Giudei. Questi venne a Gesù di notte e gli disse: “Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio, perché nessuno può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui”. Gesù gli rispose e disse: “In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio”. Nicodemo gli disse: “Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?”». Gesù rispose: “In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: Dovete nascere di nuovo. Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il suono, ma non sai da dove viene né dove va; così è per chiunque è nato dallo Spirito”» (vv. 1-8).

Nel parlare di nuova nascita, molti si concentrano solo su questo capitolo di Giovanni, che sicuramente ha la sua rilevanza, tuttavia voglio considerare altri contenuti riguardanti lo stesso argomento.

La nuova nascita nasconde qualcosa di misterioso e difficile da accettare. Perciò chiunque, al posto di Nicodemo, avrebbe posto la stessa domanda: «È possibile nascere di nuovo?».

Per capire meglio l’argomento dobbiamo partire dall’inizio, ossia dalla comparsa dell’uomo sulla Terra. In Genesi vediamo che Dio creò l’uomo dalla polvere, perciò possiamo dedurne che Adamo si presentava come una specie di statua di argilla. Poi Dio gli soffiò nelle narici e, non appena i suoi polmoni furono alimentati dall’alito di Dio, Adamo prese vita. La vita generata da Dio non prevede la morte, questa infatti giunse solo dopo il peccato. In Giacomo 1:15 è scritto: «Il peccato, quando è consumato, genera la morte». Se ne deduce che la morte in sé non avrebbe alcun potere, ma sussiste in conseguenza di un’azione precedente (il peccato). Mi piace ricordare una bella frase di Einstein: «L’oscurità non esiste. In realtà, il buio non è altro che l’assenza di luce». Potremmo così riformularla: «La morte non esiste, la morte non è altro che l’assenza di vita».

La vita procede da colui che ne è l’essenza, cioè Gesù, che affermò: «Io sono la via, la verità e LA VITA» (Giov 14:6). Dio lo ha mandato nel mondo per farci partecipi di questa VITA, come è scritto in Giovanni 3:16: «Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna». Sono molte le persone che si avvicinano alla religione e dichiarano di avere fede in Gesù, ma quando si parla di VITA ETERNA, tendono a dare una spiegazione che evade l’argomento, trovando difficile credere che questa VITA sia qualcosa di concreto e reale per chi crede.

Consideriamo ora altri versetti, per approfondire l’azione di Dio a questo riguardo. Paolo dà una spiegazione molto chiara, facendo una netta distinzione tra la vita naturale dell’uomo e la vita spirituale. In 1Corinzi 15:45 scrive: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente; l’ultimo Adamo è spirito vivificante».

Nascita del “primo uomo”: «Allora l’Eterno Dio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente» (Gen 2:7). Nascita del “secondo uomo”: «Soffiò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”» (Giov 20:22).

Qual è dunque la differenza tra queste due specie di VITA? Una definizione di “vita” è la seguente: «Forza attiva propria degli esseri animali e vegetali, in virtù della quale essi sono in grado di muoversi, reagire agli stimoli ambientali, conservare e reintegrare la propria forma e costituzione e riprodurla in nuovi organismi simili a sé». Nell’immaginario collettivo la vita non è altro che uno spazio di tempo racchiuso tra due punti: la nascita è il punto di inizio e la morte è quello finale. Questa concezione non implica la VITA ETERNA, che è esclusivamente conseguente all’esperienza della nuova nascita.

FORMA O SOSTANZA? Molti oratori si concentrano sulla trasformazione-santificazione delle persone, ottenendo spesso scarsi risultati. Contrasto categoricamente questa impostazione teologica, quando non considera che la trasformazione-santificazione è conseguente alla nuova nascita, non viceversa. Molti fanno riferimento a Geremia 18:1-6, parlando di un vaso d’argilla che si guasta mentre lo si lavora e che il vasaio rimpasta fino a darle la forma che desidera. Sicuramente un vaso ben modellato è bello e utile, ma la sostanza rimane invariata, perché l’argilla rimane argilla. Qualche tempo fa svolsi dei lavori in un cavò di una banca, potei ammirare quanti lingotti d’oro vi erano custoditi, avevano tutti la medesima forma e peso, ma il loro valore era determinato non dall’aspetto, ma dalla sostanza. Possiamo paragonare la vita naturale all’argilla e la nuova nascita all’oro, che è una materia molto più apprezzabile dell’argilla.

Per confermare quanto sono andato dicendo, consideriamo due versioni di Romani 8:6, in modo da capire meglio il senso di ciò che Paolo intendeva comunicare.

-Romani 8:6 nella versione Nuova Riveduta: «Ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che brama lo Spirito è vita e pace».

-Romani 8:6 nella versione Nuova Diodati, nella quale ho tolto le parole aggiunte ai testi originali: «La mente dalla carne produce morte, ma la mente dallo Spirito produce vita e pace». Questa versione lascia intendere inequivocabilmente che esiste una mente della carne e una mente dello spirito, distinte l’una dall’altra.

La nuova nascita si può sperimentare soltanto se si crede in Gesù Messia, Salvatore di tutti quelli che lo invocano: «Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creazione; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove» (2Cor 5:17).