Alessia Lanini

DA ADAMO AGLI APOSTOLI

Una panoramica di tutta la Bibbia basata sul testo in sé

Volume (da definire)

 

Scuola elementare di cristianesimo

Dialoghi sulla prima lettera di Paolo ai Corinzi, condotti da Fernando De Angelis

 

BOZZA 1 DEL DIALOGO 11: 1CORINZI 4:18-20

 

Scarica qui il file dei Dialoghi da 6 a 11.

Il file dei Dialoghi 1-5 è scaricabile dal post sul Dialogo 5. 

 

1.Corrotti e pacifisti preferivano che Paolo non tornasse (4:18)

2.«Se il Signore vorrà»: un’espressione di Paolo incompresa (4:19)

3.Quelli che invocano il suo nome (1:2)

Approfondimento n. 8. La corruzione a Corinto non era un’eccezione

A.Una degenerazione sempre più organizzata

B.Altre degenerazioni segnalate dal Nuovo Testamento                    

 

Dialogo 11

1CORINZI 4:18-20

 

1.CORROTTIE PACIFISTI PREFERIVANO CHE PAOLO NON TORNASSE (4:18)

 «Or alcuni si sono gonfiati d’orgoglio, come se io non dovessi più venire da voi» (4:18).

Potrebbe sembrare un dettaglio di poca importanza e invece fa emergere qualcosa di molto grave, perché mostra che i Corinzi non volevano più Paolo tra loro, proprio colui che aveva fondato la chiesa e li aveva istruiti per due anni. Si potrebbe giustamente dire che erano solo alcuni che non volevano riaccoglierlo, ma se gli altri lo avessero invitato a tornare ne sarebbe nata una disputa. Alla fine, per evitare i contrasti, sarebbe stato facile decidere di non far venire Paolo, seguendo quella diffusa regola che ritiene meglio non fare niente se non c’è il cosiddetto “pari consentimento”. Cercare l’accordo di tutti è positivo, ma qualche volta succede che si rinuncia a fare la volontà di Dio per non scontentare qualcuno. Può allora diventare un modo nascosto con il quale, di fatto, la chiesa adora se stessa, ritenendo che l’ultima parola spetti ad essa, ammettendo così che Dio non ci possa parlare chiaramente. Bisogna certamente cercare la concordia, ma il pacifismo a ogni costo può portare a tollerare comportamenti molto gravi.

Lo sbandamento della chiesa di Corinto, che chiude la porta al fondatore appena egli si allontana, non è stato momentaneo, anzi si è poi aggravato. Non rappresenta nemmeno un caso isolato, come si può vedere sempre nel Nuovo Testamento. Su questi aspetti ci soffermeremo nell’Approfondimento n. 8, posto in fondo al capitolo.

 

2.«SE IL SIGNORE VORRÀ»: UN’ESPRESSIONE DI PAOLO INCOMPRESA (4:19)

«Se il Signore vorrà, mi recherò presto da voi» (4:19).

Per un cristiano, l’espressione «se il Signore vorrà» è di solito equivalente a «se Dio vorrà». Le parole di Paolo, invece, qui significano «se Gesù vorrà».

Proveremo a spiegarci con un esempio. Se diciamo di aver bisogno del burro e un amico argentino si offre di andare a prenderlo, rischiamo che ci porti un asino! Perché in spagnolo la parola “burro” significa “asino”, così noi diciamo una cosa e lui ne capisce un’altra.

Quando Paolo scrive «se il Signore vorrà» e un cristiano capisce «se Dio vorrà», è come se quel cristiano cancellasse il nome di Gesù: ci sono cose più gravi di questa? Come si può essere arrivati a questo punto? Come può Gesù sopportare una cosa del genere dai suoi discepoli? Perché Gesù sopporta questi nostri oltraggi? Evidentemente il suo amore per noi è enorme. Allora diciamogli a voce alta: «Perdonaci Gesù! Insegnaci!». Iniziando a usare “Signore” come Paolo lo usava e come insegna il Nuovo Testamento. Dobbiamo prendere l’abitudine di dare come implicito che “Signore” significa “Gesù”, evitando di dare a “Signore” il significato di “Dio” o di “Padre nostro”, perché così era il linguaggio della chiesa nel Nuovo Testamento.

Non ci dilungheremo perché su questi aspetti ci siamo già soffermati in precedenza, cioè nel Dialogo 2 (par. 4) e nel Dialogo 3 (par. F e Approfondimento n. 3).

 

3.«QUELLI CHE INVOCANO IL NOME DI GESÙ»

Vediamo ora meglio un’espressione presente all’inizio della 1Corinzi che non avevamo notato prima, dove Paolo indirizza la lettera «alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati nel Messia Gesù, chiamati santi, con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Messia, Signore loro e nostro» (1:2). I credenti in Gesù vengono definiti «quelli che invocano il nome di Gesù» e “invocare” significa “pregare, chiedere di venire e di starci vicino, di soccorrerci”. Oggi noi cristiani possiamo definirci come quelli che invocano il nome di Gesù? Alcuni lo invocano e altri meno, alcuni in modo corretto e altri meno.

Questa definizione dei credenti la troviamo anche in Atti 9:14,21. Parlando di Paolo si dice: «Ha ricevuto autorità dai capi dei sacerdoti per incatenare tutti coloro che invocano il tuo nome. […] Tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: “Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua con lo scopo di condurli incatenati ai capi dei sacerdoti?”». A questa definizione si collega anche il resoconto che Paolo fa del suo battesimo, dove riporta le parole rivoltegli da Anania: «Il Dio dei nostri padri ti ha destinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua bocca. Perché tu gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai viste e udite. E ora, perché indugi? Alzati, sii battezzato e lavato dei tuoi peccati, invocando il suo nome» (Atti 22:14-16).

Nel Dialogo 3 (par. F) abbiamo precisato di ritenere che la pratica del battesimo venisse fatta nel solo nome di Gesù e qui ne troviamo una conferma. Quando il nuovo credente si battezzava invocando Gesù, è come se dicesse: «Gesù, mi affido a te, grazie che mi hai salvato, soccorrimi, custodiscimi». Iniziava così il suo cammino di fede invocando Gesù e non smetteva più.

Paolo mantenne questo atteggiamento fino alla fine della sua vita, come vediamo in 2Corinzi 12:8, dove scrive: «Tre volte ho pregato il Signore». Che si tratti del Signore Gesù è evidente anche dal contesto immediato, perché chi risponde a Paolo evoca la propria «potenza», che Paolo poi cita come «potenza del Messia» (12:9-10). Così Paolo, sul finire della sua vita, esprime un modo di relazionarsi con Gesù che era iniziato al battesimo. Battezzare «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» avvia spesso nel nuovo credente un relazionarsi incerto. In Matteo 28:19 è scritto: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo»; poi però in tutto il libro degli Atti troviamo esclusivamente esempi di battesimi nel solo nome di Gesù e, per noi, l’interpretazione degli apostoli è normativa.

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Approfondimento n. 8

LA CORRUZIONE A CORINTO NON ERA UN’ECCEZIONE

 

A.Una degenerazione sempre più organizzata.

La seconda Lettera ai Corinzi è stata scritta molto tempo dopo la prima, che è fra quelle iniziali di Paolo, mentre la 2Corinzi è una delle ultime. Perciò in essa possiamo trovare come poi si sono sviluppati i fatti.

 

2CORINZI 13:1-3: «Questa è la terza volta che vengo da voi. Ogni parola sarà confermata dalla bocca di due o tre testimoni. Ho avvertito quand’ero presente tra di voi la seconda volta e avverto ora, che sono assente, tanto quelli che hanno peccato precedentemente, quanto tutti gli altri, che, se tornerò da voi, non userò indulgenza, dal momento che cercate una prova che il Messia parla in me, lui che non è debole verso di voi, ma è potente in mezzo a voi».

I credenti di Corinto, che Paolo aveva generati nella fede (1Cor 4:15), cercavano ancora una prova del fatto che Paolo fosse stato davvero mandato da Gesù. Un po’ come accadde a Gesù stesso, al quale chiesero di mostrare un segno… come se lui fino a quel momento non avesse fatto niente (Mat 16:1).

 

2CORINZI 11:4-5,13-15: «Infatti, se uno viene a predicarvi un altro Gesù, diverso da quello che abbiamo predicato noi, o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un vangelo diverso da quello che avete accettato, voi lo sopportate volentieri. Stimo infatti di non essere stato in nulla inferiore a quei sommi apostoli. […] Quei tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si travestono da apostoli del Messia. Non c’è da meravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce. Non è dunque cosa eccezionale se anche i suoi servitori si travestono da servitori di giustizia; la loro fine sarà secondo le loro opere».

Dopo Paolo erano arrivati altri, che avevano portato un messaggio nuovo e più bello, un altro Gesù, migliore e più desiderabile. Questi erano considerati dai Corinzi come «sommi apostoli», cioè apostoli da collocare più in alto di Paolo. Li avevano accettati volentieri, ma Paolo li definisce come servi di Satana. È perciò evidente che, nonostante gli insegnamenti e le riprensioni di Paolo, diversi erano andati di male in peggio.

C’è da pensare che i Corinzi preferivano i falsi apostoli perché in loro trovavano una giustificazione ai loro comportamenti distorti, ai quali erano affezionati e che Paolo considerava intollerabili. Succede anche oggi che, quando un predicatore cerca di cambiare l’uditorio e lo ammonisce, se l’uditorio non vuole cambiare, si sceglie un altro predicatore: proprio come avevano deciso di fare a Corinto.

In 2Timoteo 4:3 è scritto: «Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie». Se uno ha una voglia e vuole soddisfarla, un predicatore che la giustifichi non è difficile da trovare.

 

A Corinto c’era anche chi aveva un comportamento scorretto sul piano sessuale. In 1Corinzi 5:1 leggiamo: «Si ode addirittura affermare che vi è tra di voi fornicazione, una tale fornicazione che non si trova neppure fra i pagani; al punto che uno si tiene la moglie di suo padre!» Più avanti: «Non sapete che i vostri corpi sono membra del Messia? Prenderò dunque le membra del Messia per farne membra di una prostituta? No di certo! Non sapete che chi si unisce alla prostituta è un corpo solo con lei? “Poiché”, Dio dice, “i due diventeranno una sola carne”. Ma chi si unisce al Signore […] è uno spirito solo con lui. Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l’uomo commetta, è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo» (6:15-20).

Paolo non glielo aveva mai insegnato nei due anni che era stato lì? Se non avessero saputo niente, avrebbero detto: «Guarda, non ci avevamo pensato. Grazie Paolo che ci hai istruiti e informati che il nostro corpo appartiene a Gesù e che non è possibile per noi andare a prostituta». Se davvero il problema fosse stato questo, dopo aver ricevuto la 1Corinizi si sarebbero certamente adeguati. In 2Corinzi 12:20-21 è invece scritto: «Temo, quando verrò, di non trovarvi quali vorrei, e di essere io stesso da voi trovato quale non mi vorreste; temo che vi siano tra di voi contese, gelosie, ire, rivalità, maldicenze, insinuazioni, superbie, disordini; e che al mio arrivo il mio Dio abbia di nuovo a umiliarmi davanti a voi, e io debba piangere per molti di quelli che hanno peccato precedentemente, e non si sono ravveduti dell’impurità, della fornicazione e della dissolutezza a cui si erano dati». Paolo dice che non si erano ravveduti, oltre che da altre cose, anche dalla fornicazione alla quale «si erano dati». La fornicazione, perciò, non era un peccato nel quale ogni tanto cadevano, ma ci si erano addirittura tuffati! Perciò gli insegnamenti e gli ammonimenti di Paolo li avevano portati non a ravvedersi, ma ad organizzarsi per giustificare una pratica di quel peccato ancora più estesa. Da ciò la necessità che avevano di tenere lontano Paolo.

 

B.Altre degenerazioni segnalate dal Nuovo Testamento.

Si è portati a pensare che il degradarsi della chiesa di Corinto rappresenti un’eccezione, ma una veduta complessiva e onesta del Nuovo Testamento ci dice che non si tratta di un caso isolato. Fernando De Angelis ha trattato l’infiltrazione del male e dei malvagi nella chiesa nel libro Lettera agli Ebrei nel suo contesto (Approfondimento n. 4, pp. 95-100, edizione 2020). Ad esso rimandiamo per un approfondimento, limitandoci qui all’essenziale.

Un chiaro sbandamento, per esempio, si può vedere anche nella Lettera di Paolo ai Galati. Nella sua prima Lettera, Pietro svolge un insegnamento sistematico e manifesta una piena comunione con gli ascoltatori, nella seconda emerge invece una situazione drammatica, riguardante non una sola chiesa, ma una generalità di credenti. Anche nella Lettera di Giacomo, una delle ultime e rivolta anch’essa ai credenti in generale, la situazione non è delle migliori. Se ne deduce che il degrado di molti credenti si era già diffuso nel tempo apostolico. Sul degrado della chiesa, d’altronde, Paolo stesso ha dato chiari avvertimenti, come vediamo sotto.

 

ATTI 20:29-30: «Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli».

Questa prevista degenerazione è rivolta agli anziani della chiesa di Efeso, cioè a una chiesa curata da Paolo ancor più di quella di Corinto. Mentre infatti a Corinto si era trattenuto per circa due anni (Atti 18:11,18), ad Efeso c’era stato tre anni (Atti 20:31).

 

2TIMOTEO 4:3-4: «Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole».

La chiesa ama in genere descriversi come «una casta vergine, promessa sposa di Gesù, non un popolo di collo duro come Israele». Questo argomento è trattato in 2Corinzi 11:2, dove Paolo scrive: «Sono geloso di voi della gelosia di Dio, perché vi ho fidanzati a un unico sposo, per presentarvi come una casta vergine al Messia». Paolo forse pensava a quando il servo di Abramo andò a cercare una casta vergine per Isacco e gli portò Rebecca (Gen 24:58-67). Queste espressioni vengono spesso usate per esaltare la chiesa, evitando di vederle nel loro contesto. Paolo così prosegue: «Temo che, come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così le vostre menti vengano corrotte e sviate dalla semplicità e dalla purezza nei riguardi del Messia. Infatti, se uno viene a predicarvi un altro Gesù, diverso da quello che abbiamo predicato noi, o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un vangelo diverso da quello che avete accettato, voi lo sopportate volentieri» (2Cor 11:3-4). È come se Rebecca, durante il viaggio, si fosse concessa a qualche passante! La chiesa di Corinto, perciò, era una casta vergine nelle intenzioni di Paolo, così avrebbe dovuto essere, ma non lo era.

 

In Efesini 5:25-27 questa analogia è descritta in modo più ampio: «Mariti, amate le vostre mogli, come anche il Messia ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l’acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile». Il programma di Dio per la chiesa arriverà a compimento, con la chiesa che sarà purificata e santificata da Gesù, al quale ogni vero credente assomiglierà. Saremo quindi una sposa senza macchia, perché il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato (1Gio 1:7). In 1Giovanni 3:3 è però anche scritto che «chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com’egli è puro». C’è una condizione di partenza e c’è un progresso, pertanto il passo in Efesini non lo dobbiamo usare per dire che la chiesa è già così, ma precisare che si tratta del progetto di Dio, che sarà portato a compimento alla risurrezione. Non dobbiamo essere disonesti nel valutare ciò che siamo e ciò che è la nostra chiesa locale. In Apocalisse 2-3 sono descritte sette chiese, che erano in condizioni molto diverse. La prima cosa che una chiesa locale dovrebbe fare è perciò porsi onestamente davanti a Dio e chiedergli: «Come siamo agli occhi tuoi? Che cosa c’è che non va? Cosa dobbiamo fare? Che cammino ci dici di percorrere?».