Considerazioni del card. Martini sull’insegnamento che veniva dato dagli apostoli

MASSIMO BACCI (19/7/16). Caro Fernando, vorrei un tuo parere su alcune interessanti riflessioni del card. Carlo Maria Martini, tratte dal libro “Il giardino interiore” (Piemme, 2014). Scrive Martini: «È interessante riflettere sul mistero di Dio nel vangelo secondo Marco. Anzitutto notiamo quanto, di fatto, si parli poco di Dio in questo vangelo, quanto sembri scarsa l’istruzione su Dio […] Come mai questo silenzio su Dio? Perché se ne parla poco? […] I catecumeni della Chiesa primitiva […] avevano già un grande senso religioso […] Tant’è vero che Paolo, entrando in Atene si irrita per la presenza continua di simulacri di divinità e chiama gli Ateniesi estremamente superstiziosi. […] Forse è più facile parlare del Dio vero in una situazione di ateismo che non in una situazione di superstizione dove il parlarne può essere travisato, stravolto. Come veniva fatta al catecumeno, allora, l’istruzione su Dio? Era compiuta probabilmente basandosi in gran parte sull’Antico Testamento, in particolare sui Salmi. Il libro dei Salmi educava il catecumeno al vero senso di Dio e la comunità primitiva – anche di cristiani provenienti dal paganesimo – leggeva sovente e conosceva benissimo i singoli Salmi. Lo testimoniano le citazioni frequentissime che ne fa il Nuovo Testamento e che non sarebbero altrimenti spiegabili».

Caro Massimo (11/11/16), la prima parte della citazione mi fa ricordare che i profeti, Gesù e gli apostoli non hanno lottato contro l’ateismo, ma contro una religiosità distorta, al punto che Gesù si è trovato più a suo agio con i peccatori che con i religiosi. Tralascio il discorso su questi ampi e interessanti temi, per dire qualcosa sulla seconda parte, dato che interagisce con l’impostazione che ho data ai miei recenti lavori sulla Bibbia.
Da quanto scrive Martini, e come sa ogni lettore della Bibbia con un minimo di preparazione, al tempo di Gesù e degli apostoli non c’era ancora il Nuovo Testamento, inteso come “raccolta normativa di testi scritti”, perciò per Parola di Dio si intendeva l’Antico Testamento. Mentre però per noi al centro dell’Antico Testamento c’è la legge di Mosè, gli apostoli ne utilizzavano soprattutto i Salmi. L’insegnamento sul “Figlio di Davide Gesù”, perciò, era basato su quello del suo progenitore Davide: molto logico e anche coerente con l’uso che anche oggi noi cristiani facciamo dei Salmi… che però continuiamo a considerarli come “Antico Testamento”, senza accorgerci della contraddizione. Nel leggere il mio “Riassunto dell’Antico Testamento”, qualcuno rimane sorpreso dal fatto che faccio cominciare il Nuovo Testamento con Davide, ma ciò contrasta con la tradizione che si è consolidata nella Chiesa, non con la storia, né tantomeno col “testo in sé” della Bibbia. DAF