Alessia Lanini

DA ADAMO AGLI APOSTOLI

Una panoramica di tutta la Bibbia basata sul testo in sé

Volume (da definire)

 

Scuola elementare di cristianesimo

Dialoghi sulla prima lettera di Paolo ai Corinzi, condotti da Fernando De Angelis

 

BOZZA 1 DEL DIALOGO 14: 1CORINZI 6:12-20

 

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1.«Il corpo non è per la fornicazione, ma è per il Signore»

2.La particolare gravità della fornicazione (6:15-20)

3.Assonanze tra 1Corinzi ed Efesini

 

Dialogo 14

1CORINZI 6:12-20

 

1. «IL CORPO NON È PER LA FORNICAZIONE, MA È PER IL SIGNORE» (6:12-14)

«Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla. Le vivande sono per il ventre, e il ventre è per le vivande; ma Dio distruggerà queste e quello. Il corpo però non è per la fornicazione, ma è per il Signore [Gesù], e il Signore [Gesù] è per il corpo; Dio, come ha risuscitato il Signore [Gesù], così risusciterà anche noi mediante la sua potenza» (6:12-14).

Sembra che Paolo cambi argomento, anziché proseguire quello sulla fornicazione iniziato in 5:1. Dicendo «ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile» dà l’impressione che voglia avviare un discorso generale, invece prepara la base teorica per poi argomentare di nuovo sulla fornicazione. Come succede anche in altre sue Lettere, ad esempio in quella ai Romani, Paolo ha l’abitudine di introdurre le possibili obiezioni, che il ben conosciuto uditorio potrebbe portare per contrastare le sue affermazioni.

«Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile» (v. 12 a). L’affermazione che «ogni cosa mi è lecita» si potrebbe definire cristiana, perché in Gesù siamo liberi. Questa libertà è a volte esageratamente difesa e, se qualcuno fa notare a un cristiano che ha un comportamento sbagliato, non è raro che risponda: «Ma come sei legalista! Noi non siamo più sotto la legge!». Paolo accetta il principio che al cristiano «ogni cosa è lecita» e aggiunge: «Ma non ogni cosa è utile». Il criterio di liceità non è l’unico di cui tenere conto, perché va considerata anche l’utilità. Facciamo un esempio: è lecito per uno andare al supermercato e comprare un quintale di pere per la propria famiglia, ma deve anche chiedersi se è utile.

«Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla» (v. 12b). Usando ancora l’esempio delle pere, immaginiamo di essere drogati di pere e di non poter fare a meno di mangiarne almeno tre al giorno. Non facciamo certo nulla di male, perché è una cosa lecita, ma se siamo dipendenti da questo, allora non è più lecito. A quel punto, infatti, non possiamo dire di essere liberi di mangiare tre pere al giorno, perché in realtà siamo costretti a farlo dalla nostra debolezza e dal non saperci controllare. Diverremmo schiavi di quel comportamento, come nel caso della dipendenza da droghe.

«Le vivande sono per il ventre, e il ventre è per le vivande; ma Dio distruggerà queste e quello» (v. 13 a). Ci sono cose che vanno bene insieme: uno mangia, il cibo va nel ventre che è adatto a riceverlo, si sazia e va tutto bene. Ciò non significa che non dobbiamo mangiare, ma che dobbiamo renderci conto che è un’attività avente una prospettiva di corta durata, non eterna.

«Il corpo però non è per la fornicazione, ma è per il Signore [Gesù], e il Signore [Gesù] è per il corpo» (v. 13b). Dopo aver preparato il terreno, contrastando possibili obiezioni, Paolo passa a parlare di ciò che gli sta più a cuore e precisa che, diversamente da quello ventre-vivande, l’abbinamento corpo-fornicazione non va bene. Paolo, però, dice che Dio distruggerà sia il ventre sia le vivande. Uno potrebbe dire: «Io sono un maschio (o una femmina) e ho la mia sessualità, come quando ho fame mangio, quando ho desiderio di sesso faccio sesso». Paolo dice che questo non è giusto, perché il corpo non è per la fornicazione, ma è per il Signore. Aggiungendo un’altra affermazione molto importante e cioè che «il Signore [Gesù] è per il corpo». Volendo con questo dire che Gesù ha cura del nostro corpo. Perciò il giusto abbinamento è corpo-Gesù, con un’importante applicazione.

«Dio, come ha risuscitato il Signore (Gesù), così risusciterà anche noi mediante la sua potenza» (v. 14). Il nostro corpo non è qualcosa di temporaneo come i cibi, o di poco valore, ma ha una prospettiva eterna e appartiene a Gesù.

 

Alcuni credenti quando si ammalano rifiutano il medico, portando a giustificazione il fatto che Gesù ha cura del nostro corpo. Mentre altri credenti corrono dal medico appena si sentono male, pregando che Dio guidi il medico, come se Dio potesse intervenire solo indirettamente. L’argomento delle malattie è però complesso e delicato, come lo è quello sulla sessualità, perciò vogliamo dedicare ad essi due appositi Approfondimenti. Affrontando la sessualità nel prossimo Dialogo 15 e le malattie in quello successivo. In ogni caso, se stiamo male, il fatto che Gesù ha cura del nostro corpo ci deve portare a rivolgerci prima di tutto a lui, senza escludere sempre e per principio il medico. Il nostro referente principale deve restare Gesù, che ci dirà come vorrà agire, direttamente oppure attraverso il medico. Tenendo sempre presente che Dio ha un grande interesse anche per il nostro corpo.

Torniamo all’espressione di Paolo sul fatto che «le vivande sono per il ventre, e il ventre è per le vivande; ma Dio distruggerà queste e quello» (v. 13). Può sembrare che la distruzione del ventre coincida con quella del corpo, invece non è così. Il ventre non è qui sinonimo dell’intero corpo, ma di una sua parte di valore limitato, dato che è legato ad una particolare alimentazione che passerà, mentre il corpo nel suo insieme sarà risorto (v. 14).

Per concludere, allora come ora, nella cristianità si manifesta la tendenza a separare la fede in Gesù dal corpo, che è visto come qualcosa di poco importante, perché tanto «Gesù si interessa alla nostra anima, al nostro spirito e ai nostri pensieri». Questo tipo di fede viene definita spirituale, ma si tratta di una spiritualità che non è in sintonia con lo Spirito di Dio, poiché egli era già presente in Genesi alla creazione (cfr. Gen 1:2). Dato che la concretezza è opera anche dello Spirito, dal punto di vista biblico, “spirituale” non può significare “non concreto”, ma dovrebbe indicare un modo guidato dallo Spirito di Dio. Per Paolo la fede deve manifestarsi anche nel nostro corpo, come ribadisce poi, concludendo l’argomento con «Glorificate dunque Dio nel vostro corpo» (v. 20).

 

2. LA PARTICOLARE GRAVITÀ DELLA FORNICAZIONE (6:15-20)

«Non sapete che i vostri corpi sono membra del Messia? Prenderò dunque le membra del Messia per farne membra di una prostituta? No di certo! Non sapete che chi si unisce alla prostituta è un corpo solo con lei? “Poiché”, Dio dice, “i due diventeranno una sola carne”. Ma chi si unisce al Signore [Gesù] è uno spirito solo con lui» (6:15-17).

«Non sapete?». L’espressione appare qui due volte, poi anche al v. 19 ed ha il significato di «voi dovreste sapere, ma vi comportate come se non sapeste». Paolo aveva evidentemente insegnato una fede anche corporea, cioè non fatta solo di mente e sentimenti, quindi avrebbero dovuto saperlo che era importante quello che facevano con il copro. Il problema è che quando qualcosa non ci piace, ce la dimentichiamo. In Romani 6, versetti 3 e 16, Paolo usa lo stesso metodo, parlando della contraddizione tra il vivere nel peccato e l’essere credenti. Infatti prima scrive: «O ignorate forse?»; poi lo stesso «Non sapete?» di cui sopra.

Riadattiamo qui una storiella pensata per gli studi su Romani. Una giovane venne invitata da un coetaneo a mangiare una pizza e a passare il pomeriggio insieme per conoscersi meglio. La giovane accettò, la cosa continuò, poi si fidanzarono, si sposarono e nacque loro un figlio. Un giorno la moglie disse al marito: «Questa sera pensaci tu al figlio, perché un mio vecchio compagno di scuola mi ha invitato a mangiare una pizza e a passare il pomeriggio insieme per conoscerci meglio». Il marito espresse il suo disaccordo, e la moglie ribatté: «Vorresti forse dire che non sono più libera? Dovrei forse essere la tua schiava?». Il marito rispose: «Scusa, ma non lo sai che cosa ha comportato fidanzarci, sposarci e fare un figlio? Tu hai espresso la tua libertà facendo delle scelte e adesso non puoi farne altre in contraddizione con quelle precedenti». Anche la vita cristiana è un percorso: uno confessa di essere peccatore, chiede perdono, si ravvede, vuole assomigliare a Gesù, diventa parte di Gesù e dimora dello Spirito Santo; dopo questo percorso non può fare scelte in contraddizione con le precedenti.

«Non sapete che i vostri corpi sono membra del Messia?» (v. 15 a). Anche questo concetto non è in genere ben assorbito, perché è vero che siamo stati salvati da Gesù, ma quello che si ripete nel Nuovo Testamento è che Gesù non è il nostro Salvatore che sta , ma che sta qui, perché la salvezza consiste nel diventare noi stessi Gesù, parte del suo corpo, come in una specie di fusione. Quindi, non esistiamo più come individui, non apparteniamo più a noi stessi (come detto nel v. 19). Può sembrare un’espressione forte, ma per nascere di nuovo è fondamentale che il vecchio uomo muoia (cfr. Rom 6:8).

«Non sapete che chi si unisce alla prostituta è un corpo solo con lei?» (v. 16). Se siamo diventati parte di Gesù, unendoci con una prostituta, uniamo Gesù con una prostituta.

 

«Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l’uomo commetta, è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo» (6:18-20).

La fornicazione ha una gravità particolare, perché un credente diventa parte del corpo di Gesù e dentro di lui viene ad abitarci lo Spirito Santo, diventa quindi un tempio. La differenza tra una casa comune e un tempio non è poca, perciò un credente è rivestito di un immenso onore, che deve imparare a gestire. La conversione deve essere intesa come una distruzione del vecchio uomo, a seguito della quale bisogna reinventarsi e ripensarsi da capo, rinnovando anche la nostra mente (cfr. Rom 12:2). Non è un percorso facile, ma il problema è che spesso manca persino la visione del traguardo da raggiungere. La mèta non è semplice, ma Gesù stava forse in sintonia col Padre solo durante la preghiera del mattino e poi se ne dimenticava? Gesù stava SEMPRE in sintonia con il Padre. Uno potrebbe chiedersi: «Ma è possibile sempre?». Sembra proprio che sia possibile, se fatto nel modo giusto. Ci sono ancora oggi coppie sposate che vivono insieme da cinquant’anni e non si sono stufate di stare insieme. Pensiamo forse che stare con Gesù sia peggio di stare col proprio coniuge? Affatto, perché con Gesù si sta molto bene.

«Glorificate dunque Dio nel vostro corpo» (v. 20). Con questa chiusura, Paolo riassume il senso complessivo del suo discorso. In alcuni contesti di chiesa questa espressione può apparire ingiuriosa, perché il nostro corpo attuale, come abbiamo già accennato, viene spesso visto come un vuoto a perdere, come qualcosa in cui Dio non c’entra, giustificando la presunta inattività di Dio in questo campo con un «finché siamo in questo corpo, c’è poco da fare…». Gesù però aveva un corpo come il nostro, perché l’incarnazione non è stata una finzione, eppure non ha peccato. Perché la radice del peccato non è nel corpo, ma nello spirito che lo comanda.

 

3. ASSONANZE TRA 1CORINZI ED EFESINI

Nella 1Corinzi viene presentato un percorso che il credente inizia al momento della conversione, quindi non avviene tutto subito. Paolo non considera mai i Corinzi come falsi credenti, ma come credenti che si erano dimenticati certe cose, oppure non se le ricordavano bene, infatti dice loro: «Non sapete?». Paolo li considera come credenti che hanno bisogno di crescere, di proseguire nel loro cammino fino ad arrivare «all’altezza della statura perfetta del Messia» (cfr. Efe 4:13). Il risultato è certo: arriveranno al traguardo e risorgeranno, perché Gesù è risorto, ma ciò che è certo non è detto che ci sia ora pienamente.

Già nel primo Dialogo (par. 3) abbiamo precisato che la chiesa, intesa come “assemblea dei discepoli di Gesù separata dalla sinagoga”, si organizzò la prima volta a Corinto, con una scelta che si rafforzò poco dopo a Efeso (Atti 18:7; 19:9). Non sorprende perciò che siano proprio le Lettere indirizzate alle chiese di queste due località quelle nelle quali Paolo si sofferma di più sul significato della chiesa e del farne parte. Spiegando cosa comporta la nuova nascita in Gesù, cos’è la crescita e qual è il traguardo da raggiungere.

Tuttavia, mentre la 1Corinzi è una delle prime Lettere di Paolo, rivolta ad una chiesa infantile e poco ubbidiente, quella agli Efesini è fra le ultime ed è diretta ad una chiesa che stava crescendo bene. Ciò si riflette sul tipo di insegnamento che vi troviamo. Infatti, nella 1Corinzi viene dato un insegnamento basilare e condizionato dalle urgenze, mentre in Efesini l’esposizione è più profonda e sistematica. Essendoci già interessati della 1Corinzi, esaminiamo ora tre passi significativi della Lettera agli Efesini.

 

«Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con il Messia (è per grazia che siete stati salvati)» (Efe 2:1-5).

È chiaro il parallelo con 1Corinzi 6:11, dove Paolo scrive: «E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Messia e mediante lo Spirito del nostro Dio». Ci sono dunque un prima e un dopo la conversione, separati da un taglio netto e da un evidente comportamento nuovo.

 

«Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri, con l’intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell’ignoranza che è in loro, a motivo dell’indurimento del loro cuore. Essi, avendo perduto ogni sentimento, si sono abbandonati alla dissolutezza fino a commettere ogni specie di impurità con avidità insaziabile. Ma voi non è così che avete imparato a conoscere il Messia. Se pure gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti secondo la verità che è in Gesù, avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici» (Efe 4:17-22).

Come ampiamente visto nella 1Corinzi, anche qui Paolo esorta i credenti a crescere spiritualmente. Il discorso che fa Paolo non avrebbe senso se, dopo la conversione, fosse risolto tutto subito e per tutti. C’era invece il bisogno di esortarli a non comportarsi più «come si comportano i pagani». Torna dunque il concetto che, come credenti in Gesù, la crescita non è scontata né istantanea e totale, perché il vecchio uomo, ormai morto con Gesù (cfr. Rom 6:8), deve essere spogliato delle vecchie opere e questo avviene attraverso un percorso.

Paolo scrive anche: «Ma voi non è così che avete imparato a conoscere il Messia. Se pure gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti secondo la verità che è in Gesù». Non era scontato neanche per gli Efesini l’aver dato ascolto a Gesù, o che fossero stati istruiti, nonostante Paolo ci si fosse soffermato per tre anni (Atti 20:31). Se una persona non è istruita, o se è istruita ma non ascolta, rimane indietro nel percorso che c’è da fare ed è possibile che poi, come succedeva a Corinto, ritenga lecito frequentare le prostitute.

Dopo essere nati di nuovo, occorre prendere consapevolezza di quello che si è divenuti, tenendo in mente il traguardo da raggiungere, cioè «l’altezza della statura perfetta del Messia» (Efe 4:13). E in questo percorso si può essere più o meno indietro.

 

«Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia neppure nominata tra di voi; né oscenità, né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento. Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio» (5:3-5).

Paolo dice «sappiatelo bene», perché evidentemente qualcuno non lo sapeva, oppure non lo voleva sapere. Questo passo è parallelo a 1Corinzi 6:9-10, dove Paolo scrive: «Non v’illudete; né fornicatori, né idolatri […] erediteranno il regno di Dio». Possiamo infatti illuderci e questo valeva sia per i Corinzi, cioè per dei credenti disordinati, sia per la chiesa di Efeso, che sembra essere in quel momento abbastanza ordinata e ubbidiente. Il parallelismo è rafforzato dal fatto che in questo passo di Efesini vengono messe in evidenza tre categorie, cioè fornicatori, impuri e avari, che sono simili a quelle di 1Corinzi 6, in particolare.

Due su tre delle categorie riportate da Paolo in Efesini (fornicatori e impuri) hanno a che fare con una sessualità distorta. Anche in 1Pietro 2:11 è trattato lo stesso problema: «Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle carnali concupiscenze che danno l’assalto contro l’anima». «Anima», ebraicamente parlando, significa la persona nel suo insieme. Infatti, le «carnali concupiscenze» coinvolgono anche il corpo. Pietro li esorta perché anche i credenti ne sono non di rado soggetti.

Appare perciò chiaro che, per gli apostoli, un corretto modo di vivere la sfera sessuale non era un dettaglio di poco conto e non era scontato che lo facessero. Il sesso non era da loro visto come qualcosa che riguardava solo il corpo e che, per questo, non interessava a Dio, ma qualcosa che doveva essere messo in ordine al pari di tutto il resto. Oggi sono ancora molte le chiese in cui problematiche di questo tipo, che comunque gli individui spesso hanno e che vengono considerate un tabù, quindi non se ne parla. Per questa ragione abbiamo deciso di dedicare l’intero successivo Dialogo a questo argomento, andando a vedere con una veloce panoramica di tutta la Bibbia qual è il piano di Dio per la sessualità.