Ping pong 038. CORONAVIRUS E USO IMPROPRIO DELLA BIBBIA

SIMONA MANCINI (14/3/20). Caro Fernando, succede spesso di prendere un passo della Bibbia e adattarlo alla nostra situazione o circostanza, senza tenere conto del contesto letterario e storico, tralasciando così il vero messaggio da applicare a noi.

Molti oggi citano 2Cronache 7:14: «Se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese». Che ne pensi? Sicuramente, in questo tempo, cercare in preghiera il Signore e intercedere è il minimo che si debba fare, ma non mi sembra si debba prendere questo passo quasi come una profezia per questo tempo.

Oppure c’è chi dice che il sangue di Gesù ci protegge dal virus, come il sangue sugli stipiti per gli Ebrei (Eso 12:7-13), affinché il Signore passasse oltre.

 

RISPOSTA (16/3/20). Sono argomenti che stimolerebbero ad allargare il discorso, ma non posso dilungarmi e forse è meglio. La Bibbia ci racconta cosa Dio ha detto e fatto in determinate circostanze ed è lecito applicarla a noi, ma valutando la similitudine delle nostre circostanze. L’operazione non è facile e si rischia di non raggiungere il risultato sperato, per questo Dio ha SEMPRE provveduto una guida all’applicazione della sua Parola scritta: sia in modo diretto che indirettamente attraverso i profeti. Oggi un credente in Gesù è dimora dello Spirito Santo, ma a volte non abbiamo trovato il modo di dialogarci efficacemente oppure ci si illude solo di essere credenti.

Un modo di applicare la Bibbia è quello di riferire alla chiesa e a noi tutto quello che c’è di piacevole, lasciando il resto agli altri e al popolo d’Israele. Sarebbe il modo migliore, ma ha un difetto: Dio non si comporta come noi decidiamo che si debba comportare!

Venendo a 2Cronache 7:14 e all’applicazione che mi sembra più diretta. Siccome ormai il coronavirus ha investito tutto il mondo, dovrebbe essere tutto il mondo a invocare il vero Dio. La maggioranza della popolazione mondiale, però, quando prega si rifiuta di rivolgersi al Dio e Padre del Signore nostro Gesù. Ma «chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato» (Giov 5:23), «Chiunque nega il Figlio, non ha neppure il Padre» (1Giov 2:23).

Basta questo per far decadere una facile applicazione del passo in 2Cronache alle circostanze attuali, ma non mi sorprenderei se la supponenza di alcuni e lo stravolgimento della Parola di Dio che a volte si fa, illudesse un gruppetto o un gruppone di evangelici che il problema del coronavirus potrebbe essere risolto dalla loro preghiera!

Sulla seconda questione, non si può certo negare che il sangue sugli stipiti delle porte, che salvò chi era all’interno, rappresentava il sangue di Gesù. Ma fu un fatto singolare, attraverso il quale Dio non fece favoritismi, ma risparmiò il giudizio a TUTTI quelli che avevano creduto alla sua parola e si erano rifugiati in quella casa.

Quando Dio volle salvare Paolo dal naufragio, non lo invitò a fuggirsene con una scialuppa, ma salvò TUTTI quelli che erano con lui sulla nave (Atti 27:23-26). Nell’invitare i credenti a vivere in mezzo ai non credenti, Geremia insegnò ad essere solidali: «Cercate il bene della città dove io vi ho fatti deportare, e pregate Javè per essa, perché dal bene di questa dipende il vostro bene» (Ger 29:7).

È senz’altro possibile che Dio faccia qualcosa di speciale per qualcuno, ma in genere lo fa quando quel qualcuno si dispone a fare qualcosa di speciale per lui. Spesso i credenti sono benedetti a motivo di comportamenti che fanno del bene a tutti quelli che li osservano. Arrivare però a pensare che l’essere credenti in Gesù ci protegge automaticamente dal coronavirus, oltre che uno stravolgimento della Parola di Dio, è un’illusione molto pericolosa, per sé e per gli altri. DAF.