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PORGERE L’ALTRA GUANCIA È PER CHI SA BATTERSI

LETTERA FIRMATA. Caro Fernando, sul porgere l’altra guancia a chi ci percuote, mi hai detto che nella pratica non agiamo giustamente, se non consideriamo il contesto ebraico della frase di Gesù. Ciò significa che dobbiamo pensare e agire come Gesù, cioè partendo da lui? Come posso essere sicuro di non sconfinare nella cultura e nella tradizione? Gli Ebrei ancor oggi si difendono dai nemici come fece Davide, se Gesù è il vero spirito ebraico, cos’è cambiato dopo la sua venuta e per noi oggi verso chi ci maltratta? Mi hai consigliato di dire a mio figlio di difendersi dai bulli di turno, aiutami a capire perché cattolici e sociologi dicono di non farlo. Scusami se ti farò ripetere cose già dette, ma è difficile per me arrivarci.

RISPOSTA. Ci conosciamo da diversi anni, perciò ti risponderò con franchezza, nella fiducia che ciò non guasterà l’amicizia. È necessario abbandonare la prudenza e i giri di parole, perché stai inserendo tuo figlio nell’ambiente esterno alla famiglia e puoi aiutarlo a vivere nella realtà o farne un disadattato, che vive in un mondo illusorio giustificandosi con il suo essere “cristiano”.

Quanto mi scrivi mi scuote per un altro motivo. Qualche tempo fa mi è capitato di avere sottomano la cosiddetta “Bibbia Thompson”, cioè una Bibbia nella quale sono inserite le spiegazioni del prof. Frank C. Thompson, un protestante definito come «grande conoscitore e predicatore della Parola di Dio». La prima edizione inglese è del 1908. In Italia è stata pubblicata nel 2006 da una casa editrice evangelica, accolta in questo ambiente con onore. Ho sottomano l’edizione del 2012 e, nel foglio che precede il Vangelo di Matteo, sono stato sconvolto dal leggerci una serie di insulti rivolti all’Antico Testamento, descritto addirittura come un tempo di «tenebre spirituali» e «regno della morte». Spero di mettere presto sul sito un articolo sulla “Bibbia Thompson”, ma ho considerato necessario accennartene perché dai l’impressione di essere influenzato da quegli schemi, per superare i quali non c’è bisogno dell’opera di un insegnante, ma di quella dello Spirito Santo.

Nel 2010 mi sono reso conto che non è possibile comprendere correttamente il Vangelo senza aver prima compreso l’Antico Testamento e gli Atti degli apostoli. Dovrei perciò invitarti a leggere i miei due relativi libri e il commento al Vangelo di Matteo che mi sto avviando a concludere. Tu però mi chiedi un “pronto soccorso” e allora proverò ad accontentarti, pur sapendo che non bastano poche frasi per smantellare quel sistema di comprensione biblica impregnato di paganesimo, rafforzato dalla cristianità da tanti secoli.

Gesù è capacissimo di fare la guerra e lo dimostrerà al suo ritorno (Matteo 24:30; Apocalisse), anche se nella sua prima venuta ha scelto di presentarsi come profeta disarmato. Vuole conquistare i suoi nemici con l’amore, ma poi saprà anche sconfiggerli. “Porgere l’altra guancia” deve essere una scelta dettata dall’amore per chi è prigioniero di una logica perversa, non può invece essere una giustificazione dell’incapacità a battersi e dell’avere paura dei non credenti, attribuendo a Gesù una mollezza che non gli appartiene.

Ho letto di un bambino credente che ha affrontato un bullo dicendogli: «Io ho un amico più potente di te, che se vuole può distruggerti». Chiarendogli poi che questo amico era Gesù e ottenendo di essere guardato con rispetto, da allora in poi.

Un modo di prepararsi a porgere “cristianamente” l’altra guancia è quello di frequentare una scuola di judo e diventare “cintura nera”. Perché se una “cintura nera” porge l’altra guancia per amore è credibile, se un bambino rammollito lo fa “nel nome di Gesù” è solo un “sale insipido”, destinato a essere calpestato dagli uomini (Matteo 5:13). DAF.