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DIO SALVA ANCHE LA FAMIGLIA DEL CREDENTE?

LANINI ALESSIA.

Caro Fernando, da quando mi sono convertita non ho vissuto bene il mio amore per Gesù in famiglia. Non sono credenti, prego per loro e ogni tanto vedo dei miracoli che Dio fa: ad esempio, quando trovo mio fratello a pregare, o quando i miei non si oppongono alle scelte che faccio per la gloria del Signore. Tuttavia non vedo alcun vero interesse in loro. Probabilmente il Signore è già all’opera, ma in ogni caso è certo che Dio ha anche le loro vite nelle Sue mani.

Il carceriere di Filippi chiese che cosa dovesse fare per essere salvato e Paolo gli rispose: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia» (Atti 16:31). Il carceriere credette, come pure la sua famiglia, così furono battezzati. Dio ha i suoi tempi, non certo i miei, però…

Vorrei chiederti, in base a quanto hai imparato dalla Bibbia, Dio sta preparando i cuori dei miei familiari ad accettare Gesù come Signore e Salvatore? Perché «per voi è la promessa, per i vostri figli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore, nostro Dio, ne chiamerà» (Atti 2:39). Li chiamerà?

Qualche mese fa parlavo del Vangelo ai miei genitori e mia sorella intervenne dicendo di non continuare, perché erano tempo ed energia sprecati, affermando che tanto loro non potranno mai cambiare. Ma non saranno loro a cambiare, né io a cambiare loro, soltanto il Signore può cambiarli. Ma c’è una Scrittura che dica che sicuramente Lui lo farà? O non c’è altro da fare che aspettare?

 

RISPOSTA.

Cara Alessia, hai cominciato a “camminare con Dio” meno di un anno fa e, dato che sei portata a riflettere, ti poni molti problemi. Avrai sperimentato che ad alcuni Dio ha risposto, mentre altri sono ancora in sospeso e ne sorgono sempre di nuovi. Siamo chiamati a questo tipo di “allenamento” mentale ed esistenziale, con i “segni di Dio” a renderlo molto interessante, ma che necessita da parte nostra anche di pazienza. Perché se il credere in Gesù produce una “nuova nascita” (Giovanni 3:3), allora si può anche crescere bene e in fretta, ma per passare da bambini ad adulti occorre del tempo (1Corinzi 3:1-2).

Lo Spirito Santo ci fa comprendere tante cose essenziali, ma non bisogna dimenticarsi che Gesù ha insegnato in mezzo a Ebrei, perciò una comprensione più corretta e profonda del suo messaggio va insieme a una migliore comprensione dell’Antico Testamento.

Un altro principio è che la rivelazione biblica è sempre circostanziata e perciò possiamo adattarla a noi, ma non applicarla in modo automatico. Distinguendo l’insegnamento rivolto a un individuo, da far nostro con più cautela, dall’esposizione di una regola generale che si riferisce in qualche modo a tutti.

Un altro principio biblico generale è che la presenza di una minoranza corretta porta benedizione anche a una maggioranza scorretta; l’esempio più famoso è quello di Sodoma: sarebbero bastati dieci giusti per evitare il giudizio di Dio su quella città (Genesi 18-32). Paolo applica questo principio quando afferma che basta che sia credente uno solo dei due coniugi per portare benedizione alla coppia (1Corinzi 7:14).

Quando Paolo disse al carceriere di Filippi: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia» (Atti 16:31), applicò il suddetto principio generale in un modo particolare. Quella frase rappresenta un caso isolato, perciò credo che vada vista come una profezia fatta a quel carceriere, più che come una regola. Le circostanze eccezionali sono un motivo in più per ritenere che Dio volesse fare lì qualcosa di speciale. Filippi fu la prima città dell’attuale Grecia a essere evangelizzata da Paolo, che ci approdò dopo segni di Dio molto speciali (Atti 16:6-12). Per radicare bene la chiesa in una nuova area è necessaria l’adesione non solo di alcuni individui, ma di nuclei familiari nel loro complesso. A Filippi c’era l’urgente bisogno di una famiglia che costituisse il fondamento di una nuova chiesa e Dio la fece intravedere a Paolo in quella del carceriere.

Riguardo a ciò che dice Pietro in Atti 2:39, la specifica promessa che Dio vuole estendere a tutti è quella del perdono e del dono dello Spirito Santo a tutti quelli che credono in Gesù, perciò non può essere direttamente collegata a ciò che Paolo dice al carceriere di Filippi. I versetti della Bibbia possono e devono essere messi in relazione, ma dopo averli visti nel loro contesto e rispettandone la specificità originaria.

Per non dilungarmi ulteriormente, può essere per te indicativo che Giuseppe, Davide e Gesù all’inizio furono ostacolati dai fratelli, ma poi apprezzati (Genesi 37:23-24; 45:15; 1Samuele 17:28; 22:1; Marco 3:21; Giovanni 7:5; Galati 1:19). Le tue difficoltà iniziali non devono perciò scoraggiarti. Tanto più che Dio, quando comincia un’opera, è perché desidera portarla a compimento (Filippesi 1:6). Quei piccoli e contraddittori spiragli che vedi nella tua famiglia, sono indice che Dio ha iniziato ad operare, perciò li considererei incoraggianti al di là dei loro effetti immediati.

Nella chiesa che frequenti, d’altronde, prevalgono nettamente due cognomi: se ti fai raccontare la storia, vedrai che il successivo credere dei familiari è stato spesso preceduto da una loro totale indifferenza. Sono due belle storie, ma non ti nascondo che ce ne sono altre meno incoraggianti. Perché Dio non ci tratta come marionette, ma come persone libere che devono decidere personalmente. Come anche Dio agisce nella sua libertà.

Mi chiedi se non ci sia altro modo che aspettare e ti rispondo: «Sì, come al solito, ma restando vigili». Vivere con Dio, infatti, non è sforzarci di portare Dio sul nostro cammino, ma cercare la sua volontà, comprenderla e inserirci noi nel suo disegno, operando nei suoi tempi e sotto la sua guida. DAF